Uomo e gatto: una lunga relazione
Fin dall’antichità la specie era diffusa in tutto il mondo, vivendo a poca distanza dagli esseri umani ben prima che iniziasse la domesticazione. L’incontro tra gatti e uomini avvenne probabilmente quando questi iniziarono a conservare le granaglie; tale pratica attirò in breve tempo i roditori e successivamente alcuni predatori, tra cui i gatti. Gli individui più coraggiosi e mansueti instaurarono una relazione mutualistica con gli umani che a loro volta iniziarono a cibarli e ospitarli. Un tempo si pensava che i primi ad addomesticare i gatti fossero stati gli Egizi 4.000 anni fa ma la scoperta di un gatto sepolto con un uomo a Cipro (7.500 a.C.) ha fatto riesaminare tale ipotesi.
In un recente studio sul DNA è stato confermato che solo un piccolo numero di geni è mutato durante il progredire della domesticazione. Si è inoltre rilevato che la maggior parte dei gatti domestici possiede il gene della sottospecie Felis silvestris lybica, con qualche contributo da parte di altri selvatici. All’interno della sottospecie sono stati individuati cinque sottogruppi, due dei quali prevalenti: il primo apparve in Asia sudoccidentale 10.000 anni fa per poi diffondersi in Europa già nel 4.400 a.C. e il secondo, cui appartengono la maggior parte delle mummie di gatti rinvenute in Egitto, si diffuse in tutto il Mediterraneo nel primo millennio avanti cristo lungo le rotte commerciali, probabilmente grazie al fatto che i gatti si rendevano utili tenendo sotto controllo i roditori sulle imbarcazioni. Tra il 2.000 e il 1.500 a.C. i gatti assunsero un ruolo di rilievo nella cultura egizia, successivamente in Grecia e di lì in tutta Europa dove, nel 1871, fu organizzata la prima mostra felina.Da allora vennero create varietà di pezzature e di sfumature di ogni tipo e la selezione razziale avvenne esclusivamente per fini estetici e non utilitaristici come per il cane.
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