Malattie da carenze ed eccesso
Le malattie cosiddette carenziali derivano dall’inadeguata introduzione di uno o più principi nutrizionali (spesso vitamine, ma non solo) necessari per l’organismo animale. Oltre alle affezioni più tradizionalmente note e come tali maggiormente diffuse in passato, come per esempio il rachitismo, lo scorbuto, la pellagra e l’iper-paratiroidismo secondario o nutrizionale, vanno prese in considerazione – soprattutto ai nostri giorni - anche quelle forme carenziali assolute da proteine o relative da aminoacidi essenziali, messe in evidenza negli animali appartenenti a vegetariani e vegani che impongono lo stesso tipo di dieta ai propri amici a quattro zampe. Ricordiamo tra l’altro, giusto a titolo di conoscenza, che tale comportamento rischia di sconfinare nel reato di maltrattamento.
QUANDO IL TROPPO È TROPPO
Alle carenze fanno da contraltare gli eccessi, che sono parimenti in grado di causare a cani e gatti disturbi di varia natura. Classici sono i casi dell’ipervitaminosi A (tipica del gatto e legata a eccessiva ingestione di fegato bovino e/o fegatini di pollo, determina una forma di spondilosi cervicale deformante) piuttosto che dell’esagerata somministrazione di calcio per favorire lo sviluppo osteo-articolare dei cuccioli (capace di determinare non indifferenti squilibri scheletrici e calcificazioni ectopiche), cui vanno aggiunti tutti quei sintomi più aspecifici (quali, per esempio, l’iper-produzione di cerume auricolare, la lacrimazione eccessiva e la forfora) messi in evidenza nel caso di assunzione di diete troppo proteiche e/o energetiche. Passando all’analisi delle problematiche più immediate scatenate da squilibri e stravizi alimentari, non vanno dimenticate le indigestioni, le tossinfezioni, i dismicrobismi e le reazioni avverse al cibo, tutte affezioni che dipendono da alterazioni quantitative e/o qualitative acute, i cui sintomi sono il vomito, la diarrea, il mal di pancia, la scarsa vivacità e la mancanza di appetito.
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